mercoledì 1 febbraio 2012

finocchio

dal sito lastampa.it

 

Selvatico o coltivato, il finocchio

Storia e utilizzi della pianta della famiglia delle Ombrellifere.

Per raccontare la storia del finocchio non si possono non interrogare i Greci, per quanto il nome nella nostra lingua discenda invece dal romano faeniculum. Fa infatti riemergere ricordi di scuola il nome greco della pianta, che corrispondeva alla parola marathon e che proprio con la nota battaglia tra Greci e Persiani, combattuta a Maratona, ha a che fare. Come riporta infatti Ateneo di Naucrati ne I Deipnosofisti: "in pia memoria di Maratona, da quel momento in poi tutti mettono finocchio selvatico nelle loro olive", alludendo a una tecnica di conservazione delle olive in salamoia che ha con tutta evidenza radici molto molto antiche.



Come antiche sono anche le testimonianze storiche riguardo ai benefici del finocchio per l'organismo, da quelli collegati all'allattamento, con conseguente aumento della produzione di latte (si leggano Ippocrate e Dioscoride), passando per l'aiuto alla digestione e gli effetti antinausea, fino a quelli meno comuni e conosciuti, come ad esempio quello di proporsi in rimedio all'offuscamento della vista, così come descritto da Plinio, il quale prendeva ad esempio la pratica dei serpenti di cibarsi di finocchio per riacquistare l'acutezza visiva dopo il cambio di pelle.

Esistono due tipi di finocchio, quello coltivato e quello selvatico, che viene anche chiamato finocchietto. Del primo, sostanzialmente presente nelle varietà nostrale (diffuso nell'Italia centro-settentrionale) e grosso d'Italia (coltivato al Sud), si consuma il grumolo, ovvero la guaina bianca che si sviluppa alla base, mentre del secondo si utilizzano sia i fiori essiccati che i frutti, chiamati spesso impropriamente semi. In cucina lo si consuma prevalentemente a crudo, in insalata (abbinato magari ad arance e olive) o in pinzimonio, ma anche gratinato in forno con besciamella e formaggio oppure semplicemente cotto al vapore e condito con olio e limone.

Una curiosità per chiudere: pare che il termine "infinocchiare", che significa sostanzialmente raggirare qualcuno, possa derivare dall'abitudine di certi osti in epoca romana di aromatizzare il vino scadente con il finocchio selvatico. E sempre in tema di alcol, magari per digerire i tanti infinocchiamenti quotidiani, il consiglio è quello di prepararsi un bel liquore al finocchio, mettendo in infusione fiori e frutti del finocchietto selvatico.


ecco il link http://www3.lastampa.it/cucina/sezioni/ricette/alimento-della-settimana/articolo/lstp/440644/

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